Opere » da Su Pasolini
da "FERMENTI", nn. 1/2, 1976
In un paese evoluto in cui ci fossero una cultura aperta e un costume aperti si dovrebbe ottenere dalla TV che ha trasmesso il dibattito sulla morte di Pasolini l'intero resoconto perché si possa avere la possibilità di sviluppare un'ampia e spregiudicata discussione sull'argomento stesso. In tal modo si presenterebbe l'occasione di fare intervenire tanti di quegli intellettuali che in Italia sono tagliati fuori dalla politica o dalla cultura ufficiale composta di narcisisti veri e propri che hanno svisato più o meno le ragioni della morte di Pasolini. Nessuno dei presenti al dibattito ha avuto il coraggio di denunziare che in Italia, il tabù sessuale ha reso l'omosessualità sullo stesso piano del peccato originale senza tener conto che ben altre tare più gravi affliggono e deteriorano la nostra caotica società civile. Perciò diventa grave il fatto che Pasolini sia stato ucciso per ragioni delicatamente private e che divengono, quindi, esecrabili, mentre non diventano delitti la speculazione edilizia, i ministri che rubano, lo sfruttamento degli operai, lo strapotere dei vari centri di potere politici e culturali, le varie mafie, le ipocrisie praticate da tutti gli ideologi, la violenza, l'aver messo le masse nell'impossibilità di controllare le malefatte della classe dirigente e la demagogia delle opposizioni, di accettare l'ipocrisia come norma di buon costume, il farci diventare complici di un andazzo politico-sociale-morale che sta dilagando e che ha trasformato la società in un coacervo di delitti che sono molto più gravi della pratica dell'omosessualità.
Dal dibattito non è emersa nessuna verità oggettiva e si è, invece, confuso la sacralità della cultura con l'assassinio vero e proprio. Il fatto che la morte di Pasolini comunque sarà spiegata, analizzata, giudicata dalla Magistratura non dà il diritto a nessuno di scagliare la prima pietra sia contro l'ucciso che contro l'uccisore. La tragicità dell'evento anziché promuovere un discorso più vasto sulle condizioni attuali dell'Italia si è dispersa in bizantinismi narcisistici fuori luogo.
Tranne qualche raro felice intervento, il dibattito si è svolto all'italiana e cioè in senso trombonistico opinabile e spesse volte deviante dalle ragioni più serie che costituiscono il fondamento della tragedia e del valore culturale di Pasolini. Nessuno mette in dubbio che Pasolini sia stato un uomo coraggioso, capace di sensibilizzare la critica ad una società corrotta molto di più di quanto non sia la vita, l'esistenza di un omosessuale. C'è da dire inoltre che il tempo, con l'aiuto di sempre più vaste discussioni, metterà in rilievo il valore autentico di Pasolini, scrittore, poeta, saggista e regista.
Tutto questo accade e non può essere diversamente in un paese in cui non c'è stata una lunga tradizione di cultura libertaria.
Alcuni dicono morte squallida, altri fanno vita squallida.