Studi » Dante Maffia: Marino Piazzolla disegnatore
Marino Piazzolla, il delicato poeta che tutti conosciamo, dipinge occhi di luna e stagioni dell'anima; ricama il tenero sbocciare di un vento cromatico che a folate calcifica e si incanta in fantasmagoriche allucinazioni, che non sono irrealtà fantasiose, né evasioni evanescenti e romantiche, ma gocce pesanti, distillato di certi tramonti romani, di certe albe in collina, di certi ricordi di mare, di cielo, di notti stellate, di cupi, profondi gridi del cuore.
Liricità-realtà, attimo cosmico, luce che dilaga e si contrista per poco spazio, per poca umanità.
Piazzolla è un cercatore di perle rare ma non ha bisogno di andar lontano; s'affaccia in se stesso, o sul Tevere, o in Piazza del Popolo e subito trova, non perché tutto sia a portata d'occhi, ma perché una filigrana di luce riverbera dentro ogni pietra, in ogni incontro, in ogni scontro.
Una filigrana di luce che spesso gronda d'angoscia e si irrita di umori e con lucida catarsi s'impone come misterioso simbolo di calore-luce, di colore-sapore, di colore-verità.
Una verità lineare, che non si perde in astruserie, che mira a cogliere il nucleo, non solo lirico, di una liricità carnosa ed evanescente insieme; una liricità che è senso primo ed ultimo della vita.
Che cosa propone Piazzolla? La castità dell'immagine, una castità recuperabile soltanto se si tiene conto del peso felicità-infelicità del mondo odierno.
Non si può, con un colpo di spugna, cancellare la cancrena delle città-mostri, la neuropatica insofferenza del cemento, del ferro, della folla; non si può distruggere l'incubo di un'aridità che sempre più tende al preziosismo intellettualistico, al compromesso cosmico utile-inutile, sublime-affascinante- deleterio-monetario-bastardo.
Bene. Piazzolla plasma tinte e ideogrammi, per opporsi, e li nutre di concordanze assolate, li fa scaturire da vicissitudini tradizionali e li proietta nel futuro, con una spinta che oltre ad estere innovazione e coraggiosa interpretazione di sogni, di chimere».
Per Piazzolla bisogna parlare di musica, di carezzevoli avidità sinfoniche. Se non si fosse abusato con le citazioni e i paragoni ricorderei Verlaine, la sua musica avvelenata.
L'operazione di Piazzolla comunque è limpidamente sorretta dalla memoria che erra in una logica stringata di possibilità, che cerca una scritture atta a vivere in condominio col frastuono, col falso, con tutto ciò che è morte e può risolversi in vita, in sogno, in miracolo.
Dante Maffia