Opere » Notturno per Lamberto da Nettuno
Non si può schiacciare l'anima
come si schiaccia l'iride all'insetto.
Resterà una goccia di sangue sul vetro
resterà sul volto l'orrore
da fare tremare le dita.
Così l'occhio si dilata velando
vola il cielo fino al buio
qualcuno ti spinge a salire ...
la notte brucia fino al terrore.
L'uomo d'oggi ha il volto a macchie esatte;
si sogna già fantasma
fiuta la morte e sente
uno squarcio nel cuore.
Chi scende nel labirinto tace
fino a sentirsi pietra.
Chi porta negli occhi il vuoto
ha già perso il cerchio di luce.
A te viene di lontano in quest'ora
un grumo che suda: carne in agonia.
Viene la Croce fra voli di gocce
che fanno sangue sul viso.
E' là che solleva l'aria:
braccia ad ala sul globo,
alto come l'ora che fugge da Dio.
Scheggia di roccia che getta l'urlo
fibra che aspetta il dolore
spaccargli per sempre il costato.
Ora con Lui rivedi qui l'abisso.
Visiti col dito il grappolo di chiodi
schizzati nel cielo di cenere sul Golgota.
E ora che la notte è intera sull'uomo
cerchi nella sabbia di fumo duro
la morte che si fa ragno innanzi agli occhi.
Guardi sul tetto del mondo
la Croce piena del Cristo disfatto,
l'ombra compagna delle tue spalle
perché tu senta il pianeta scoppiare
nel volo a graffi delle sue luci
ferite da colori a sussulti.
Scoppia la pupilla e il bianco si arrende
al duro squillo della notte intorno.
E' l'urlo che s'intreccia per farsi fiamma
gorgo di muto carbone per il tuo giorno.
Chi ama fino all'eternità,
ascolta il rombo dell'acqua nera;
vive nella sua carne il tempo che si smaglia
ascolta l'eco d'un grido nel petto;
può lavarsi la fronte col panno celeste.
Chi ti parla col getto d'un'arca bianca
è la pietà ch'è dentro
ha un mare di colombe
trafitte dal volo sul cuore.
E in umiltà la piaga d'aria tocchi;
ricomponi i segni in fuga con i raggi:
accendi col sangue che t'inventa puro
il Cristo che s'incurva ucciso fino a Dio.
Cospargi con rughe di neve arcanamente
l'anima che lancia un tuono e brucia
con tutto il tuo amore.
Da tempo il Crocifisso è la tua scala.
Scendi e sali nell'ora che si allunga
in mille giorni, giù fino all'Inferno.
dove gemma è il carbone
e l'aldilà forse il tuo stesso abisso.
Quando s'ama l'altezza può disfare
tutto il pianeta ed essa Io ricompone;
tu riprendi il viaggio e in un istante
impari a leggere nel magma o nella lava.
Così riplasmi il volto con un lampo
che per te scatta da un fulmine chiamato;
sprofondi nella vita
per risentirla fremere e scomporla.
Chi tocca col raggio il "Plasma di Adamo ed Eva"
è il tuo dito che toglie fuoco al cielo e sparge
la sabbia secca sulla crosta e la pietra
che imprigiona l'insetto da tanti millenni.
Che urli di paesi defunti sui grumi a picco.
Che granuli impazziti schizzan dal terrore
e pendon "Sul padrone del mondo post-atomico".
E' qui da tempo; è qui vicino agli occhi,
nell'ora che si fa volo o traccia d'ombra
è qui per noi da sempre soltanto Cristo.
[...]
Marino Piazzolla