Studi » Franco Fano: Ritorno di Piazzolla
da "IL POPOLO" del 16 Nov. 1975
Quella di Marino Piazzolla — l'autore delle non dimenticate Ore bianche e Favole di Dio e dei più recenti Mattutino delle tenebre e Gli anni del silenzio — è una poesia a sé, una poesia che rifiuta le etichette e anche gli aggettivi, una poesia che — nonostante i molti studi ad essa consacrati — ha fatto definire questo ansioso, sensibile, acuto intellettuale, un solitario, addirittura un esiliato.
Ma esiliato non è Piazzolla, con la sua poesia, visto che qui nel suo paese ed anche fuori — per esempio in Francia, la seconda patria, dove sue pubblicazioni sono nelle vetrine di tutti i librai — si continua a pubblicarlo, soprattutto a leggerlo e ad apprezzarlo, al punto che oggi torna in libreria — in una nuova ed accresciuta edizione curata dalia romana « Ippogrifo » - - il suo poema Lettere della sposa demente, che apparve per la prima volta nel 1952, ventitre anni fa.
E non è casuale la ristampa — che invece sembra essere un vero omaggio al poeta e al suo singolare essere poeta — giacché le Lettere possono venire considerate una felice sintesi dell'intera opera di Marino Piazzolla, di tutta la sua lunga, sofferta esperienza poetica, che è esperienza totale, che rifiuta ogni limitazione e che si esprime attraverso un linguaggio originale governato da personali, suggestive tecniche riportando il lettore a temi sommessi e oggi tanto spesso disconosciuti di religiosa spiritualità.
I temi di Piazzolla riportano — come nota Réne Mejean nella sua prefazione a questa ristampa dell'antico poema — a « una visione del mondo particolarmente spaesante » attraverso « uno spirito esercitato a captare con tutti i sensi le potenzialità oniriche di ciò che si chiama "il reale" — che non è. ben inteso, che la forma un po' più stabile del sogno —. l'ossessione di una metafisica di carne e di sangue, una potenzialità che si potrebbe, senza esagerazione, qualificare di eccezionale »: tutto questo con « un potere espressivo che ha del magismo e sembra provenire da una iniziazione orfica effettuata in una vita interiore ».
E Lettere della sposa demente riassume tutto ciò al livello più alto e con la più feconda comunicatività, come « un capolavoro » — secondo quanto afferma lo stesso Mejean nel testo introduttivo e secondo quanto scrissero già in passato altri critici italiani autorevoli quanto attenti — che concerne totalmente l'uomo, non in se stesso, astrattamente, ma affondato nel suo dramma personale e collettivo: un dramma lacerante, inarrestabile nel suo procedere lungo i binari della vita, che Marino Piazzolla, però, inquadra in una prospettiva luminosa di speranza.
Franco Fano