Opere » I detti immemorabili di R. M. Ratti
intervento critico di René Méjean
Personaggio comico, questo Ratti, di cui «la bocca saluta il naso», che ha duemila capelli e, sul collo, due voglie: «l'una di latte, l'altra di sangue», che non possiede «che un solo cappello», che vede nella luna l'ultimo bottone della sua lunga camicia da notte e che ha la magrezza «d'un filo d'erba». Comico non soltanto nella sua apparenza fisica, nel suo abbigliamento ridicolo, ma anche nei suoi sentimenti bizzarri d'eterno vinto sorridente, di oppresso senza odio e nelle sue constatazioni o deduzioni d'una ingenuità strampalata.
Poeta fallito, abbiamo detto. Si giungerebbe, poiché egli scrive come parla, o piuttosto è la sua parola che costituisce la sua scrittura, e noi supponiamo Piazzolla aver dissimulato, per scrivere il suo libro, un magnetofono nella tasca della giacca, col fine di captare gli aforismi, i giudizi, le «scoperte» del suo eroe, lungo le sue passeggiate giornaliere attraverso la Roma di ieri e di oggi. E pertanto «poeta fallito» non è sentenza detta troppo in fretta? Si può mai essere in modo assoluto un fallito quando si sa benissimo che si è un fallito? Si può mai essere assolutamente ridicolo quando non si ignora che si è ridicolo? Dopotutto, Ratti, come qualsiasi altro poeta — che, per nulla al mondo, non vorrebbe lasciare intendere che può essere, pure lui, anche al culmine del «successo», un fallito — è sempre alla ricerca della sua identità: «mi sono fatto arrestare per sapere se in questura sanno che vivo»! E un giorno che egli si impietosiva assai stupidamente su se stesso, non ha egli visto «i suoi occhi divini» allo specchio di due lacrime? Il suo specchio, la sua ombra, il suo doppio femminino — Maria, è il suo secondo nome — tengono, d'altronde, un assai grande posto nella sua vita.
René Méjean
da I detti immemorabili di R. M. Ratti
Autoritratto
Dove sono nato?
Non ve lo dico. Sono!
Sono un settimino clandestino.
Ho due occhi, dieci dita e due piedi.
La bocca saluta il naso
E mi fa compagnia.
Ho duemila capelli
E sul collo due voglie:
Una di latte, l'altra di sangue.
A un anno belavo;
A tre feci un comizio
A una zanzara emigrante.
Da solo m'innamorai
D'una bambola Lenci.
Crescevo poco.
La testa mi tradiva:
Non erano ubbidienti i due piedi.
Mettevo un dito sul cuore
E pregavo le vene
Di darmi del tu.
Presi confidenza col silenzio:
Scoprii che avevo l'ombra.
Mia madre diceva a se stessa:
Ho un figlio santo.
Ama il bianco del muro:
Ma si perde i bottoni.
Mi benediva e mi dava una viola.
Mi disse una volta:
Sei come un filo d'erba
Forse ti pesa l'aria.
Tu cresci poco, figlio!
Vattene in mezzo ai fiori:
Dio ti vegli.
Un giorno rimasi solo.
Mi chiusi in un tiretto,
Mi strinsi ai fazzoletti.
Poi vidi fra due lacrime,
I miei occhi celesti.
Da casa me ne andai
Con l'umido nelle tasche
E una viola all'occhiello
Chi sono?
Non ve lo dico.
Vi dico che da anni
Porto a spasso la vita.
E una viola all'occhiello.
E maledico quello che io sono
E quello che non sono.
Alla Luna
Cara luna, sei l'ultimo bottone della mia lunga camicia da notte.
Dubbio
A volte, perplesso, dico a me stesso: spero sia un altro che viva per me. Così sto più tranquillo.
Assenze
Io sono fuori di me e fuori di casa. La casa è fuori mano. Il pensiero è fuori di sé, i soldi fuori del portafogli. Dio è fuori della terra e del cielo. Insomma siamo tutti fuori.
Dilemma
Se penso troppo, non parlo. Se parlo troppo, non penso. Se non penso e non parlo è molto meglio.
Crescete e moltiplicatevi
La mia stanzuccia da letto è piena di specchi alle pareti. Quando mi spoglio mi vedo dappertutto. Così non so mai qual è il vero Ratti che va a letto.
Stato civile
Ho sette mesi di previta al buio e sessant'anni di premorte alla luce.
Il poema
Ho fatto una poesia talmente breve che non la trovo più dove l'ho scritta.
Navigazione
A volte, di notte, mi sento nostromo a bordo delle mie scarpe.
Folgorazione
Sono seduto e penso. Penso che sono seduto.
Disguidi
Quando sono con me la donna va via. Quando viene la donna un altro mi porta via.
Insonnia
Quando soffro d'insonnia, metto la sveglia a letto. Le sto vicino, quasi sul comodino, a fare tic-tac fino al mattino.
Il turista
Se non sto a casa sto fuori. Se non sto fuori sono certamente dentro di me a mettere in disordine le idee per il giorno successivo.