PREMESSA degli
Autori
Lo scopo della presente antologia dei lirici del Novecento in Puglia, accompagnata da un'idonea scelta dell'indagine critica, è quello di offrire i materiali per la conveniente sistemazione e il giudizio di un cospicuo e rappresentativo gruppo di autori nel più ampio sfondo della letteratura nazionale.
Non si riterrà necessario, pensiamo, che si dia qui conto delle ragioni che legittimano un raggruppamento di carattere regionale; ragioni che furono dibattute già a lungo dalla pubblicistica. Ai fini di una registrazione e sistemazione storiografica e critica non potrà, ci sembra, che essere considerato vantaggiosamente un lavoro di cernita come quello che concerne una suddivisione regionale. Riteniamo del resto che un momento « regionale » inerisca a gran parte della poesia e della letteratura in generale del nostro secolo, sia che si tratti di una semplice versatilità psicologica e morale, d'impronta post-veristica, quale ebbe luogo specie negli autori del primo trentennio e quarantennio del nostro secolo; o si tratti invece di un decisivo immettersi di sì fatti elementi nei caratteri fondamentali dell'arte, così come si verifica in tanta parte della letteratura del secondo dopoguerra.
E' vero che qui intendiamo parlare di lirici, anziché di poeti in senso generale (e con ciò tralasciamo di sottolineare le inflessioni narrative, epico-sociali, ecc., della poesia). Ma un carattere di liricità ci è sembrato che inerisca in modo tipico alla poesia pugliese dei nostri anni; e ciò, sia perché questa poesia, pur accogliendo anche spunti eterogenei di linguaggio o di tematica, rimane pur sempre, di regola, nell'ambito di
una ricerca essenzialmente linguistica e stilistica; sia per il carattere, cui si alludeva, di un forte e spiccato lirismo, dovuto all'impianto originario e genuino del discorso, nei casi dello spiritualismo orfico di un Comi e dell'ermetismo di un Fallacara e di un Pierri, del surrealismo di un Carrieri, o, per venire ai più recenti, nel sortilegio barocco di un Bodini o nell'incremento discorsivo di un Vittore Fiore.
Non mancheranno forse riserve sull'effettiva liceità di tracciare con nettezza un'area pugliese, accanto ad altre importanti circoscrizioni letterarie contermini (e si pensi a quella lucana, che non a caso una recente antologia della narrativa ha
raggruppato con la pugliese). Ma un'ipotesi di regionalità poetica vale per la sua delimitazione geografica e fisica, come, e più, per il mito a cui via via ha dato luogo, e da un tal punto di vista non c'è dubbio che a prevedere un'area poetica pugliese a sé stante collaborino, accanto ai dati tradizionali del paesaggio o del motivo psicologico, la tradizione sociale e la cultura. Abbiamo invece dato minor rilievo ai connotati anagrafici degli autori, includendo senza esitazioni un Pierri, napoletano d'origine, e un De Rosa, calabrese: fra tutte, la ratto sanguinis ci è sembrata la meno attendibile. Ci è sembrato poi giusto mirare su un aspetto di koinè regionale idealmente e magari fabulosamente attivo anche in chi dalla sua terra si fosse allontanato o tenuto a lungo discosto. Basti pensare, per legittimarlo, a tutto quel vasto tessuto culturale che dalla Puglia o intorno ad essa è venuto via via irradiandosi in anni più o men recenti, stimolando, orientando e facendo consapevole l'opera di narratori, prosatori, saggisti, storici e sociologi verso un preciso punto di confluenza sentimentale, morale, scientifico. |