Nella foto, Massimo Raffaeli |
Nella foto la targa
commemorativa del premio
La Fondazione Marino
Piazzolla conferisce a Giuseppe Guglielmi
riconoscimento per l'originalissima ricerca poetica, meritevole di
essere riproposta e per l'attività svolta come traduttore dal francese
di opere tra le più rappresentative e coivolgenti.
Come uomo di cultura si
distinse, per lo più, come organizzatore innovativo di sistemi
bibliotecari, lasciando un'impronta nei metodi da seguire e approfondire. |
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Opera di Michele Cossyro
donata alla famiglia di Giuseppe Guglielmi
"MEMORIA" (cm.
69x55,5, tempera e ceramica III fuoco)
Michele Cossyro, nasce a Pantelleria nel 1944, vive e lavora a
Roma. E’ titolare alla cattedra di Decorazione presso l’Accademia di
Belle Arti di Roma. Dal 1970 ha attuato 47 mostre personali e ha
partecipato a numerose rassegne, collettive e mostre di prestigio in
Italia e all’Estero. Il suo lavoro viene collocato dalla critica
nell’ambito dell’Astrazione fenomenica. E’ stato invitato tre volte
alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia. Le sue opere
sono presenti in Musei e Collezioni private di prestigio. E’ attivo
nel campo dell’arte per l’architettura producendo sculture mosaici,
vetrate, ceramiche e attraverso le sue ambientazioni, frantumazioni
e disseminazioni crea nuovi spazi percettivi in cui interagiscono la
pittura e la scultura.
"Su Michele Cossyro" di Lidia Reghini di Pontremoli
Esistono fili sottili, impercettibili, invisibili forse ai più, che
legano le cose agli eventi. Alcuni incontri possiedono forse una
parte di questa magia.
Appena oltrepassata la porta dello studio di un artista la
sensazione è quella di trovarsi tra l'ovvietà più sconsolante o al
contrario di ritrovare quelle parti che fanno riaffiorare impronte
lasciate da un universo appena trascorso.
Nello studio di Michele Cossyro ho trovato e raccolto quei fili di
passate esistenze, segno e sogno di una mitografia delle origini non
costruita a forza sull'eccesso e la magniloquenza che è poi il gesto
abnorme, malattia dello strafare contemporaneo. Non c'è ansia, non
esiste affanno forse solo perché il cammino di Michele è già
illuminato. Ho raccolto tra le parole e le figure quei fili
nascosti, forti più di una rete di nassa, che raccordano il sogno di
Icaro con il gesto del graphein che è atto primario e
complanare di una scrittura delle origini. Ogni lavoro è come se si
muovesse in un campo d'evacuazione instabile e per questo cerca
nuove e praticabili vie di fuga dal discorso già detto, dall'oggetto
già poggiato a parete. Lavori che solo per un attimo accettano di
praticare il doppio gioco silenzioso d'un'esistenza inerte per poi
muoversi con un sussulto che molto ha d'umano a sfidare la gravità
terrena.
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Soprattutto la scultura tende a travolgere il confine
della forma, non accettando il suo ruolo "istituzionale" che la àncora,
che la concepisce, come oggetto inerte sul muro. Oltrepassare la
tridimensionalità significa per Cossyro avere ed offrire anche ad altri
la possibilità di guardare oltre la materia. Guardare oltre come
guardare attraverso i suoi strati, la sua stessa composizione organica.
Né intima né nostalgica questa scultura è pronta all'attacco, armata
solo dell' innocenza delle proprie origini. Compirà un lungo viaggio,
attraverserà il mondo o solo varcherà un suo confine, quella parte che
noi chiamiamo "parete". [| rapporto con il muro è il sogno realizzato di
un dialogo reciproco: il luogo prediletto dove l'oggetto "finito" potrà
ulteriormente "rifinirsi"; e quei segni di interlocuzione non sono
semplici tracce ma una sorta di doppia anima della scultura immersa in
un apporto complesso con lo spazio ambientale.
Quel segno sottile ed esile tracciato come a voler recuperare per non
dimenticare la grazia delle origini, quel segno duttile, apparentemente
semplice ed implicitamente simbolico dell'infanzia altro non è che il
prosieguo di un discorso scultoreo che oltrepassa la forma per arrivare
all'essenzialità di un gesto che è parola disarmante. Sculture complici
del segno che nel loro affiorare dichiarano il privilegio di essere,
ovvero di "esistere" in un altro stato, forma eterea e rarefatta che
vola alta sopra le consuetudini del linguaggio e dello stile, sopra le
volgarità di un mondo già visto per restituire il sogno di Icaro, di
colui che osa sfidare la gravità terrena solo per poter vivere
nell'attimo di una luce solare.
Oltre Narciso. Significa per l'artista riuscire a rompere quel voto che
è specchio referente per investire l'ambiente di un altro ruolo: non
contenitore inerte ma vero e proprio teatro per lo sguardo.
Uno diverso dall'altro. Il lavoro di Cossyro chiude la porta in faccia
alla serialità, alla ripetizione inerte di un tema o di un particolare e
l'occhio/voyeur si addentra nella perlustrazione di quelle direttrici
apparentemente analoghe ma realmente dissimulate. Queste sculture sono
anime in volo, sospese. Anche il bronzo, materia materiata "pesante" è
un oggetto vivo che non soffre ma anzi si offre ad essere toccato nelle
sue forme. La scultura è anima pensante che riflette sullo stato
differenziato delle sue parti. Come fossero parole di una frase. Il
bronzo si apre e sinuosamente entra nel quotidiano di colui che osserva.
Vuole essere toccato nella sua leggerezza aspra che non è effìmero ma
permanenza, vera e propria architettura ambientale.
E' riduttivo considerare questi lavori come sculture leggendoli magari
in una chiave di estrema linearità astrattiva. Ma dentro c'è il fuoco
del vulcano. Sculture sonore: si ode qualcosa che urge e preme per
uscire. E' il non accontentarsi di una sola visione del mondo. E' solo
il pensiero forte di una materia scabra comunque sensuale che dal
profondo affiora come intuizione di un'altra possibile via, di un
differente rapporto con le cose e quindi con lo spazio e la prospettiva.
Scultura come pensiero, foglio sospeso, scrittura di un diario che si
apre libero nell'aria e cerca contatti e relazioni umane.
Scavare dentro per andare oltre la scultura. Significa scansare la sua
stessa fissità terrena creando bilanciamenti tra le dimensioni fisiche e
psichiche del "leggero" e del "pesante". La ferita inferta da Fontana
diviene linea sinuosa, antitragica ed antidrammatica, non ridondanza
materica.
Dal Caos all'Omega. La classicità di Cossyro è rivoluzione ed assalto
armato sovvertendo piani per poi ricostruire un mondo che è unità e
coerenza di una scultura che è ponte, trait-d'union tra le inquietudini
di un Occidente alla deriva e la spiritualità, che è leggerezza,
dell'Oriente.
Una visione classica della scultura la trasmuta in metafora del viaggio,
di un cammino in avanti, che non è sfida alla materia ma dialogo e
confronto scovando sotto ogni piega della materia il recondito racconto
di un'origine primigenia e collettiva, punto di incontro tra i
differenti idiomi di una cultura mediterranea.
La scultura è l'anima inquieta che aleggia attorno a noi. Rimanda ad un
altro sé senza affanni o reticenze proprio perché l'identità e l'unità
sono certe. Qui la mano non conosce l'idolatria del facile effetto.
Il lavoro di Cossyro è proiettato oltre la fissità del progetto: segno
che si muove libero e consapevole della propria Storia nella leggerezza
dolce di non appartenere a nessuna deriva stilistica o culturalmente
omologante.
Artista arcaico, forse antico quel Michele Cossyro. Artista ludico che
ama il gioco ma non accetta la tragedia della farsa dell'arte. Ed è per
questo che la sua scultura non è lingua morta.
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