Museo » Quando gli angeli ascoltano
Queste Ballate, ad eccezione delle ultime tre, furono scritte fra il 1945 e il 1946, anni in cui. soprattutto in Italia, si tentava di rinnovare la poesia con una poetica neorealistica che avrebbe dovuto, per ragioni storiche. cioè di contenuti nuovi, sostituirsi alla poetica dell'Ermetismo.
In quel periodo, posso dirlo benissimo a distanza di circa 21 anni, a me interessava, più che una poetica, dietro la quale si nasconde sempre la mediocrità o l'accademia, la poesia tout-court. Sono e resterò convinto che in arte non vi può mai essere superamento di sorta ma diversificazione. Che fili stessi miti possono dovunque e sempre ritornare ad esseri rivissuti con minore o maggiore intensità poetica. Infatti, la ballata « Un negro in Paradiso » fu per me un ritorno, sia pure confuso, al mito di Orfeo: che la ballata « il Sole » altro non fu per la mia fantasia che il mito moderno di Ulisse: che la storia del « Pilota scomparso » io la sentii come il mito di Icaro. E così accadde per le altre ballate, costruite tutte con una unità di stile fra il lirico e il narrativo, ma soprattutto elaborate in modo da fare emergere l'autenticità del personaggio e della narrazione poetica. Queste ballate, perciò, mi si presentarono con una loro originalità: io, cioè, inserivo nella lirica italiana del novecento il personaggio poetico, destinato a sostituire la soggettività del poeta.
Da queste Ballate verrà fuori, più tardi, il mio libro più poetico e cioè « Le lettere della Sposa Demente »
da Quando gli angeli ascoltano
Monologo dell'amante assassino (1946)
Uccisi un uomo.
Quell'uomo aveva un nome,
e io uccisi quell'uomo
e quel nome.
Fu una sera della mia vita:
ero sereno come l'acqua:
fu una sera in cui amore
e felicità sono la stessa cosa.
Avevo ancora sulle labbra
l'impronta delle sue labbra.
Avevo fra le mie dita
ancora le sue dita.
Io ero soltanto un giovane
e il cuore diceva :
non dimenticare di amare.
Allora io avevo gli occhi liberi,
il sangue era mio:
toccavo la mia forza,
e sapevo soltanto di amare.
Quella sera il mio cuore fu più forte.
S'accese la mia giovinezza,
non c'era vento;
c'era soltanto la luce,
c'era con me il suo volto.
Si fece serpe il suo braccio:
non ebbe più i suoi stessi occhi:
e perché l'amavo ancora
si strinse forte al mio petto.
Come odoravano i capelli,
com'era bianco il collo
e falsa ormai la sua voce.
Mi disse all' orecchio una bugia
e il mio sangue cedette.
Capii ch'ero senza pensieri.
E allora venne un uomo,
mi sembrò la mia ombra.
Era invece un uomo vero,
venne con la sua morte
col buio sui vestiti:
venne con gli occhi
di lei nelle pupille.
Venne e giunse fino
ai suoi capelli:
mi spiò con terrore.
Se amava
non saprò, ancora non saprò
dirmelo davvero.
So solo che mi prese.
ed ero ancora caldo:
ricordo che mi punse.
e sentii il sangue
scorrere sulla nuca.
Ancora era notte.
Lei, senza dirmi addio.
fuggì, fuggì, sino a perdersi,
e non ancora so perché fuggì,
lasciandomi nel pugno
la medaglina d'oro.
Non c'era vento
quando il sangue
mi colò lungo il fianco.
So solo che gettai
la medaglina e presi:
presi il mio coltello.
Trattenni il fiato
e il polso fu di pietra.
Vi dico solo che quell'uomo
non fu per me più un uomo.
Mirai giusto
perché mi cadde ai piedi
portò la mano al cuore
cadde e fu tardi.
Non so se tremai,
quando gli chiesi perdono.
Ricordo che si tacque
dopo un urlo solo.
Cadde, ricordo.
fino a coricarsi
precisamente sulla mia ombra.
Io non fuggii,
perché non ero un assassino:
ero un uomo che amava.
Accanto ad un albero
attesi col mio sangue vivo.
Attesi fino all'alba:
ma la notte fu lunga.
Vi giuro ch'ero calmo
ed ascoltavo il mio cuore.
Pensai pure a mia madre.
pensai che amavo
e non so perché
dicevo a me stesso: addio!
Attesi l'alba
e non c'era la luna.
c'era là. un corpo finito:
non c'era proprio nessuno.
Quando l'aria si fece chiara,
mi venne all'orecchio la bugia.
Vi dico che m'arrestarono
in piena luce.
Io confessai per onore:
ma il polso non era pentito.
Ero un giovane che amava
e dissi la verità.
La dissi con poche parole.
Camminai fino al carcere.
fra gli alberi verdi.
Vi dico che la terra
era in piena luce.
Non so se fossi bianco
fino a sembrare scosso.
Solo mi ricordo
che a una guardia
parlai della mia vecchia.
E mi promise il segreto;
disse che avrebbe detto
una bugia
perché mia madre non rimanesse
tanto più sola di me.
Fui condannato.
Non ricordo più gli anni.
Ma il tempo è rimasto con me;
è rimasta con me una ferita.
Ed ora credetemi, angeli di quassù,
io ancora, ancora
non esco da quella sera.
E' veramente triste,
pensare a una donna che fugge,
uccidere un uomo,
attendere l'alba per confessare,
mentire alla madre,
tenersi il cuore vicino,
avere ancora vent'anni
come in quel colloquio.
E tutto questo,
perché ero un uomo sereno.
Tutto questo,
perché ero un uomo che amava.